«Vi svelo i segreti per realizzare uno shooting a regola d’arte»
Massimo Davoli è fotografo e docente dell’istituto “Silvio d’Arzo”
Diventare un fotografo non è un percorso facile. Richiede anni di esperienza, passione e dedizione. Massimo Davoli, fotografo professionista e professore di Fotografia dell’istituto “Silvio d’Arzo” di Sant’Ilario d’Enza, ci racconta come questa strada sia stata per lui una scelta naturale, nata da un interesse coltivato fin dall’infanzia. Già da bambino, infatti, lo affascinavano le fotografie e tutto ciò che riguardava la moda, un’altra delle sue grandi passioni. Questo interesse iniziale, maturato con il tempo, si è trasformato in una vera e propria professione. «La fotografi a non è solo un lavoro, è un modo di esprimere la propria visione del mondo», sottolinea il professore. Oltre a essere un fotografo professionista, il professor Davoli è anche un insegnante appassionato. Trasmettere le sue conoscenze agli studenti è per lui una missione importante. Durante le sue lezioni, cerca di condividere non solo le tecniche fotografiche, ma anche l’amore per questa forma d’arte. La fotografia, infatti, non è solo tecnica: è creatività, intuito e, soprattutto, narrazione. Una delle domande più frequenti che gli studenti gli pongono riguarda il funzionamento di un set fotografico. Questa curiosità è comprensibile, poiché dietro ogni immagine professionale c’è un processo complesso, composto da diverse fasi, e a cui partecipano varie figure professionali. Il professor Davoli ci ha illustrato in dettaglio come si svolge un lavoro di questo tipo.
«Un set fotografico ben organizzato è il risultato di un lavoro di squadra» spiega il professore. «Senza un team affiatato, è difficile ottenere risultati di qualità». Ma cosa significa, esattamente, organizzare uno shooting fotografico? E quali sono le figure professionali coinvolte? Il primo passo, secondo il professor Davoli, è la pianificazione. Questa fase è fondamentale e comprende una serie di attività che servono a definire l’obiettivo dello shooting e a creare un’idea chiara di ciò che si vuole realizzare. La pianificazione inizia con la creazione di un moodboard, una raccolta visiva di ispirazioni, riferimenti stilistici e cromatici che guideranno il lavoro. Il moodboard aiuta il team a mantenere una visione coerente e a tradurre l’idea creativa in immagini concrete.
La scelta della location
Un altro aspetto importante è la scelta della location. «Ogni ambientazione racconta una storia e contribuisce a creare l’atmosfera desiderata, che si tratti di uno studio professionale o di un luogo all’aperto, la location deve essere adatta al tema dello shooting e alle esigenze tecniche del progetto».
Poi, si passa alla preparazione dell’attrezzatura. Luci, fotocamere, obiettivi e accessori devono essere scelti con cura e testati prima dello shooting. «Non è raro che si facciano scatti di prova per verificare che tutto funzioni alla perfezione», spiega il professore.
Il ruolo del team
Un altro punto su cui insiste è l’importanza del team. Un fotografo professionista, da solo, non può gestire tutti gli aspetti di uno shooting. È necessario collaborare con altre figure, come stylist, truccatori, parrucchieri e assistenti. Ognuno di loro svolge un ruolo cruciale nel garantire che il risultato finale sia all’altezza delle aspettative. Ad esempio, il make-up artist e lo stylist lavorano insieme per creare il look perfetto per il soggetto: «anche il miglior fotografo del mondo non può fare miracoli se il soggetto non è valorizzato al meglio». Allo stesso modo, il direttore della fotografia o il lighting designer si occupano di gestire le luci, un elemento essenziale per ottenere immagini di qualità.
Durante lo shooting
Una volta che tutto è pronto, si passa alla fase dello shooting vero e proprio. Qui entra in gioco l’abilità tecnica e creativa del fotografo. «Ogni scatto deve essere pensato, non improvvisato», sottolinea Davoli. È importante comunicare con il soggetto, creare un’atmosfera rilassata e collaborativa, e fare attenzione a dettagli come l’illuminazione, la composizione e l’angolazione. Durante questa fase, possono emergere imprevisti: un problema tecnico, un cambio di condizioni meteo (nel caso di location all’aperto) o un dettaglio stilistico che non funziona come previsto. È qui che l’esperienza del fotografo e del team fa la differenza. Bisogna infatti essere flessibili e pronti a trovare soluzioni creative.
La post-produzione
Terminato lo shooting, inizia un’altra fase fondamentale: la post-produzione. «Un’immagine non è mai davvero finita fino a quando non viene elaborata in post-produzione». Questa fase comprende l’editing delle foto, la correzione di eventuali errori e l’ottimizzazione dell’immagine per adattarla al progetto finale. L’editing può includere operazioni come la regolazione della luce e dei colori, la rimozione di elementi indesiderati o la modifica di piccoli dettagli per migliorare l’estetica complessiva. Tuttavia, l’editing non deve mai snaturare l’immagine originale: «L’obiettivo è esaltare la bellezza naturale dello scatto, non trasformarlo in qualcosa di artificiale».
La fotografia come arte
Parlando con il professor Davoli, emerge chiaramente che la fotografia non è solo una professione, ma anche un’arte. Ogni immagine racconta una storia, comunica un’emozione o trasmette un messaggio. Per questo motivo, il lavoro di un fotografo non si limita alla tecnica: richiede anche una profonda sensibilità artistica. «La fotografia è uno strumento potente di comunicazione», afferma il professore. «Un’immagine può catturare l’essenza di un momento, raccontare una storia o evocare un’emozione in chi la guarda». Questo è uno dei motivi per cui la fotografia continua a essere una forma d’arte apprezzata e rilevante, nonostante l’avvento della tecnologia e la diffusione di smartphone con fotocamere avanzate».
*Studente dell’istituto “Silvio d’Arzo” di Sant’Ilario d’Enza