Caseifici aperti nel fine settimana: tutto quello che c’è da sapere
Coinvolte 51 latterie che producono Parmigiano Reggiano, 14 sono in provincia di Reggio Emilia
Reggio Emilia Il 12 e 13 aprile torna Caseifici Aperti, l’iniziativa che vede 51 caseifici del Parmigiano Reggiano riaprire le porte al pubblico e con un obiettivo sempre più ambizioso: raggiungere i 15mila partecipanti (nelle ultime edizioni erano stati circa 12mila). A raccontarci di questa edizione primaverile è stata Silvia Tarabini, che si occupa di promozione territoriale per il Consorzio del Parmigiano Reggiano, protagonista di un incontro organizzato nella nostra classe (la 3ªBt dell’istituto Motti) nell’ambito del progetto Scuola2030 della Gazzetta di Reggio.
Come partecipare?
«Sul sito del Parmigiano Reggiano è consultabile la mappa dei caseifici aperti che permette di scegliere quale visitare nelle province coinvolte – quelle della zona di origine del Parmigiano Reggiano, ovvero Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna alla sinistra del fiume Reno e Mantova alla destra del Po – e pianificare la propria esperienza. Il consiglio è sempre quello di prenotare».
Le visite sono gratuite?
«La maggior parte sì, ma alcuni caseifici chiedono un contributo di 5 o 7 euro nel caso in cui alla fine della visita sia previsto l’assaggio di tre differenti stagionature di prodotto. Durante l’anno, invece, le visite ai caseifici sono a pagamento e costano circa 20 euro».
Lei ha accompagnato nei caseifici tante persone, qual è il momento più apprezzato durante la visita?
«Sicuramente quello in cui i partecipanti si trovano davanti le scalere in magazzino: vedere gli scaffali dove stagionano le forme di formaggio Parmigiano Reggiano crea sempre l’effetto wow. Un altro momento molto apprezzato è quello della degustazione perché dopo un’ora e mezza in cui i visitatori assistono alla produzione hanno molto voglia di assaggiare il prodotto. In ogni caseificio ci sono una o due guide, con almeno una di questa capace di parlare inglese. In sala latte, dove inizia la visita, a raccontare i passaggi è la guida ma poi magari interviene il casaro: al turista piace molto parlare direttamente con il produttore».
Partecipano più italiani o turisti stranieri?
«A Caseifici aperti partecipano al 90% italiani mentre durante l’anno le persone che accogliamo nei caseifici sono per metà turisti stranieri, tra cui tantissimi tedeschi – la Germania è il primo mercato di turisti in Emilia-Romagna – e americani: immaginatevi un americano di New York che va a Cavriago per immergersi nella produzione della Dop. Caseifici Aperti si svolge due volte l’anno e negli ultimi anni hanno partecipato tra le 10 e le 12mila persone e nel 2025 puntiamo a 15mila. Speriamo che il meteo ci venga incontro».
Qual è la provincia che apporta più partecipanti di solito?
«Parma, che ha iniziato prima delle altre province a interessarsi e investire sul turismo enogastronomico. La maggior parte dei caseifici turistici li abbiamo in questo territorio. I risultati di un recente sondaggio che abbiamo somministrato ci dice che l’85% di chi partecipa alle visite alla fine acquista il prodotto e il 50% continua a comprare da quel produttore nel lungo periodo».
Ci sono altre attività oltre a quella tradizionale della visita in caseificio? Per le persone che hanno già fatto questa esperienza.
«Nelle risposte al sondaggio che ho citato poco fa molti ci hanno detto proprio che l’avevano già vissuta, quindi quest’anno abbiamo pensato a delle attività in più come il tour delle stalle (14 caseifici apriranno le stalle con manzi e vitellini), show cooking e attività in musica. Intrattenimento è la parola chiave. Proporremo anche attività per i bambini come i laboratori del latte, quiz e una speciale settimana enigmistica con domande legate al Parmigiano Reggiano».
3ªBt dell’istituto Motti © RIPRODUZIONE RISERVATA