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Tobias Zagnoli lasciò Architettura per fare il pastore: «Ho seguito il mio sogno, non mi sono mai pentito»

Wainer Magnani
Tobias Zagnoli lasciò Architettura per fare il pastore: «Ho seguito il mio sogno, non mi sono mai pentito»

Originario di Fellegara, nel 2008 la scelta di dedicarsi alla sua azienda agricola a Gova di Villa Minozzo: «Ci sono riuscito partendo da zero»

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Villa Minozzo «Il coraggio di inseguire i propri sogni». Così Tobias Zagnoli racconta la sua storia di mancato laureato in architettura e istruttore di nuoto per dedicarsi dal 2008 alla sua azienda agricola che alleva pecore e produce prodotti della pastorizia a Gova di Villa Minozzo. «È stato un cambio radicale della mia vita – racconta Tobia –. Ho seguito le orme di mio padre che aveva un'azienda dove hanno vissuto i suoi genitori, così ho deciso di ristrutturarla e di costruire una stalla con annesso caseificio per la lavorazione del latte di pecora. La vena del contadino era innata in me perché dove sono nato, a Fellegara, ero in un contesto agricolo, quindi ho sempre avuto a che fare con gli animali. È sempre stato il dilemma della mia vita: continuare nella strada intrapresa o inseguire il mio sogno».

Tobias non è pentito della scelta fatta anche se fare l'agricoltore sul nostro Appennino richiede tanti sacrifici: «Lavoro dalle 70 alle 80 ore alla settimana. È anche difficile trovare dei collaboratori e soprattutto avere delle risorse da destinare alla manodopera perché i nostri margini sono limitati». Nelle sue parole traspare la durezza della vita in montagna ma ha sempre il sopravvento l'orgoglio e la bellezza di vivere a pieni polmoni l’Appennino: «A 22 anni hai una percezione del futuro diversa rispetto ad adesso che ho 40 anni, una compagna, Ilenia, e un figlio, Martino, di 7 anni. Sono stato fortunato perché Ilenia ha la mia stessa passione per l'agricoltura, lei è originaria delle montagne del vicentino. Avevamo degli amici in comune ed è scoccata la scintilla».

L’azienda si occupa principalmente dell’allevamento di pecore e della coltivazione dei campi, che vengono destinati a cereali e colture per il foraggio animale. I suoi prodotti sono il pecorino dell’Appennino reggiano, yogurt, ricotta, robiola, primo sale, carne di agnello e di pecora. «Avrei qualche dubbio se dovessi consigliare a un ragazzo di vent'anni di intraprendere questa professione – aggiunge – però gli direi ugualmente di inseguire il suo desiderio anche se il sogno è un conto e la realtà un'altra. Se in campagna il lavoro è duro, in montagna tutto si moltiplica. I margini di guadagno sono legati alle tante ore di lavoro». Il segreto del successo dell'azienda di Tobia è legato ai prodotti naturali e assolutamente artigianali che sono apprezzatissimi: «La soddisfazione è nel constatare l'apprezzamento da parte dei nostri clienti che ci vengono a trovare in azienda o quando acquistano i prodotti nei mercati contadini di Reggio Emilia, Modena e Bologna». Accanto all'aspetto commerciale c'è anche un motivo d'orgoglio personale: «Anno dopo anno sono riuscito a realizzare un'azienda partendo da zero».

Ecco un altro elemento che spesso viene trascurato ma che è vitale per il nostro appennino: «Devo ammettere che la mia scelta ha suscitato molto interesse. È il sogno di tanti ma pochi hanno il coraggio di farlo». Il suo pensiero corre al figlio Martino: «Ha 7 anni, però ogni giorno cerco di trasmettergli la passione per questo lavoro. Lo rendo responsabile e sono contento di come si applica. Il futuro? Come si usa dire “impara l'arte e mettila da parte” anche se ammetto che dopo tanti sacrifici sarei felice se Martino seguisse le orme del papà. In Appennino c'è un problema grave di spopolamento del territorio che sono convinto che verrà abbandonato, nonostante le sue grandi potenzialità ». l © RIPRODUZIONE RISERVATA