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Pallacanestro Reggiana: coi lunghi e sugli esterni, la Una Hotels è più fisica

Adriano Arati
Pallacanestro Reggiana: coi lunghi e sugli esterni, la Una Hotels è più fisica

Williams ed Echenique possono garantire punti e aprire spazi. Priftis potrebbe schierare quintetti con Caupain, Uglietti e Barford

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Reggio Emilia Assomiglia sempre più all’edizione vista nella scorsa stagione, la nuova Una Hotels impegnata nelle varie amichevoli pre-stagionali. Non in tutti gli interpreti, e neppure nel modo in cui i nuovi declinano il gioco, ma nell’approccio. Sono queste le prime impressioni regalate da un cammino di preparazione ormai giunto oltre la metà di un percorso inevitabilmente compresso a causa delle qualificazioni di Bcl del 19 settembre.

Il gioco sotto canestro

Questa squadra, come quelle passate del ciclo Priftis, appare molto legata a quello che saprà ottenere sotto canestro. Una mezza rarità, nel basket contemporaneo, e questo pure se l’allenatore greco ama spesso ripetere che i lunghi possono far bene ma alla fine la palla in mano ce l’hanno le guardie, e sono loro a decidere quanto i centri possano risultare efficaci. Nel biennio concluso, Reggio usava la forza e la verticalità di Faye e dell’altro lungo straniero per dominare in difesa e proteggere l’area. Questa Una Hotels non avrà più quella superiorità rara - i ricordi di due anni da primatisti in rimbalzi e stoppate rimarranno preziosi - ma con il duo Williams-Echenique ha due giocatori complementari che possono garantire una buona produzione offensiva. E, così facendo, regalare spazio sul perimetro per l’uomo chiave, il tiratore Cheatham, e per il suo cambio Severini, altra ala che della pericolosità da fuori fa la sua dote migliore. Williams ha mostrato doti in isolamento spalle a canestro difficili da vedere oggi, ha forza, rapidità e buona tecnica. Echenique sa usare i suoi centimetri, va sempre forte in ogni situazione nei giochi a due e nei movimenti senza palla risulterà un buon bersaglio per i compagni. Dietro, l’organizzazione di Priftis dovrebbe garantire la consueta robustezza, con concentrazione, gare preparate nel dettaglio e trucchi tattici sempre pronti, dalle zone in poi. E rispetto a dodici mesi, Caupain darà parecchia fisicità in più, i quintetti con lui, Uglietti e Barford a pressare non saranno simpatici per avversare con guardie leggere. Ovvio, i due nuovi centri non domineranno tutte le sere, anzi, pur rappresentando un pericolo costante. Cheatham ha dimostrato di saper dare il suo contributo, per fare il salto di qualità, soprattutto contro le rivali attrezzate con stazza e muscoli per proteggere il pitturato, toccherà alle guardie.

Si passa da Barford

Non c’è più un Winston a cui dare la palla affidandosi alla sua pura classe, Caupain darà punti ma non gli si potrà sempre chiedere quel protagonismo. La chiave sarà la crescita offensiva di Barford, che nel finale di stagione ha mostrato di poter essere un attaccante di livello, se lascia da parte le forzature da tre e usa la sua forza per penetrare. Poi, con una rotazione esterna più corposa, ci sarà sempre un Jamar Smith da centellinare ma pure da sfruttare al momento buono. Chiedergli 25’ significa rovinarsi, 15’ di qualità cambiano spartito. In più, passata in secondo piano, c’è pure un’altra questione, il passaporto italiano di Cheatham. Se il documento arriverà in tempo utile per l’inizio del campionato, il lungo potrà essere tesserato con doppio passaporto e a quel punto sarebbe sufficiente una presenza in una gara ufficiale dell’Italia per trasformarlo in corso d’opera in un atleta italiano, come accaduto l’anno scorso con il lungo di Cantù Grant Basile. Siamo alle ipotesi, certo, ma a un’ipotesi che aprirebbe lo spazio a un innesto straniero da aggiungere senza lasciare nessuno a sedere. E un’ala piccola pura, che dia atletismo e punti a fianco degli esterni puri Vitali e Woldetensae, non risulterebbe sgradita a nessuno.